SPIRITO di VINO - Gennaio / Febbraio 2025

C’È SAUVIGNON E SAUVIGNON

Botte e risposta di Daniele Cernilli

Didier Dagenau, ma anche il Baron de L, sono stati e sono tuttora famosissimi. In Stiria, regione austriaca, pro duttori come Tement, Gross, Polz, hanno proposto dei Sauvignon complessi e sfac cettati, con qualche accen no di sambuco e di ortica. I nsomma, per i grandi esperti questi sarebbero i vini da uve Sauvignon da prendere in considerazio ne. Come vedete, quello che è in discussione è il caratte re un po’ vegetale, erbaceo, con sentori addirittura di pipì di gatto, «pirazinici» e un po’ «mercaptanici», che vengono addirittura consi derati dei veri e propri difet ti, e un segnale di rusticità. Peccato, però, che da un paio di decenni il favore di una considerevole parte del mercato internazionale pri vilegia anche altro. In Nuova Zelanda, a Marlborough in particolare, ci sono dei Sau vignon dai chiari profumi di frutta esotica, con freschezze acide notevoli e talvolta con piccoli residui zuccherini, che hanno conquistato molti consumatori, soprattutto in Gran Bretagna e negli Usa, ma non solo. Su questa cifra stilistica, poi, produttori au straliani, cileni, sudafricani e californiani hanno realizza to prodotti simili. Qualcuno si è anche ispirato a uno stile più bordolese, ma si tratta di casi abbastanza isolati. E da noi? Bene, siamo, come spes so accade, a metà del guado. Ne esistono di tutti i tipi, soprattutto nel Nordest, in Friuli Venezia Giulia, in Ve neto, in Trentino e in Alto Adige, con qualche esempio

anche sui Colli di Parma e in Toscana. Produttori come Venica, Vie di Romans, Vol pe Pasini, Butussi, Tiare, Vil la Russiz, Russiz Superiore, per fare degli esempi, hanno proposto in Friuli interpre tazioni molto interessanti di Sauvignon. Con stili di vinifi cazione diversi. Venica con il Ronco delle Mele, maturato in legno, più bordolese, Vie di Romans più Loire, Butussi con qualche ispirazione neo zelandese. Varietali, ricono scibili, a volte un po’ vegetali, e questo scatena polemiche. S tessa situazione in Alto Adige, con Colterenzio e il suo Lafoa, ma anche The Wine Selection di San Michele Appiano è piuttosto bordolese. Molto Loire Gum phof, soprattutto con il Rei nassance, mentre trovo origi nali e particolarmente felici il Quarz di Terlan e il Mantele di Nals-Margreid. Anche qui ne cito solo alcuni a mo’ di esempio, senza la pretesa di aver esaurito l’argomento. Il punto resta lo stesso. Il Sauvignon è un grande vi tigno dal quale si possono ottenere grandi vini? A mio parere sì. Certo, l’eccesso di note vegetali, soprattutto «piraziniche» che lo fanno riconoscere anche dai non esperti, non sono il massimo dell’eleganza e vanno quanto più possibile gestite in modo intelligente. Ma dare ascolto ai consumatori, che spesso trovano i Sauvignon partico larmente piacevoli è altret tanto importante. Per non far sì che la critica «seria» non si distacchi troppo dal gusto generale e ne risulti, per ciò, sempre più estranea.

Il vitigno di origine bordolese si ritrova in tutto il mondo con carattere e profumi diversi. Di conseguenza viene apprezzato e al tempo stesso criticato per via delle note vegetali. In ogni caso, può dar vita a grandi vini

Ci sono pochi vini amati e odiati, quindi divisivi, come i vari Sauvignon in tutto il mondo. Intanto, vediamo di che cosa si tratta. Il Sauvi gnon Blanc è un vitigno di origine bordolese. Incrocian dosi con il Cabernet Franc ha dato origine al Cabernet Sauvignon, secondo gli studi fatti all’Università di Davies, in California. A Bordeaux, soprattutto nella zona delle Graves e di Entre-Deux-Mers viene vinificato quasi sempre con un pizzico di Sémillon, e spesso fatto maturare per qualche mese in barrique. Ne scaturiscono talvolta vini di ottima struttura, come Domaine de Chevalier,

Haut Brion Blanc, Château Carbonnieux. In questi casi le caratteristiche del vitigno, che, come tutte le varietà «atlantiche» contiene pira zine e ha capacità di forma zione di tioli e di mercaptani in fermentazione, sono più sfumate e meno «vegetali». N elle zone france si di Sancerre e di Pouilly-sur-Loire (da dove proviene il Pouilly Fumé), le note tioliche sono più evidenti e si manifesta no con sentori leggermen te solfurei e solo appena vegetali, il tutto sostenuto da un’ottima acidità. Vini come il Silex del compianto

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