SPIRITO di VINO - Gennaio / Febbraio 2025

mente parlando, composti da galestro e alberese. Il Merlot, pianta che potrebbe avere qualche difficoltà con stagioni sempre più calde, riesce, nei vigneti che fanno capo a Cec chi, a mantenere invece un profilo fruttato fresco, quasi selvatico, molto energico, probabilmente merito di superfici più light, in questo caso ricche di pietra focaia, ma anche grazie a un effetto termoregolatore derivante da una forte presenza di piante e porzioni di bosco vicini alle viti. Anche in cantina la contemporaneità, della serie snellezza mezza bellezza (del sorso, ovviamente) ha fatto sì che le due varie tà in affinamento si aprissero a dimensioni di legno meno invasive dal punto di vista aromatico e gustativo. «Il Coevo da anni “fa” meno legno nuovo e per meno tempo, senza contare che il Sangiovese lo facciamo affinare in tonneau da 500 litri», conclude Andrea Cecchi. L’annata 2021, sul mer cato a partire dal 2025, rappresenta una polaroid dei luoghi e dei vitigni che la compongono, anche se si percepisce quell’indefinito, ma presente, ritratto di famiglia per altro mai mediato da un savoir-faire enologico spersonalizzante. Il Coevo non è perciò solamente un vino, ma alla fine una realistica, oltre che attuale, espressione di luoghi, varietà e persone, che lavorano insieme con un obiettivo comune: esprimere un terroir, proprio come farebbe una famiglia.

Sullo sfondo delle pagine, il Sangiovese del vigneto Ribaldoni, a 300 metri s.l.m. nella tenuta di Villa Rosa, l’ultima acquisizione della famiglia Cec chi in Chianti Classico nel 2015, da cui arriva Coevo 2021 in combinazio ne col Merlot di Val delle Rose: solo 2.700 bottiglie, di cui 300 magnum.

SPIRIT O diVINO 31

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