SPIRITO di VINO - Gennaio / Febbraio 2025
Attualità in bottiglia
U n affare di famiglia. Nessun titolo di film o di un best seller, piuttosto un esempio di come un nucleo familiare impegnato in pri ma linea possa essere il miglior esempio di modalità di gestione di un’azienda vitivini cola. Una conduzione talmente approfondita e dall’inter no, che rasenta quasi l’intimità, tanto è così convintamente profonda. Famiglia Cecchi fa vino in Toscana proprio in questo modo, da oltre 130 anni. Dalla vendemmia 2006, ribadiscono questo loro impegno anche grazie alla prima uscita sul mercato di un vino che riassume, abbracciandoli, i territori da cui ricavano le uve per questa etichetta: Chianti Classico e Maremma. Il Coevo, questo il nome del vino, na sce dall’intuizione di un sorso corale, i cui solisti, sia come vitigni sia come terroir produttivi, si potessero tuttavia per cepire in maniera esplicita, portando in dote all’ensemble il meglio delle rispettive caratteristiche. L’idea che sta dentro al Coevo fu di Luigi, padre della mo dernità produttiva dell’azienda Cecchi, oltre che papà di Andrea, oggi alla guida di questa realtà familiare. Il Coevo è un vino che «sa» di contemporaneità in primo luogo, sia essa espressione di beva o di facilità di abbinamento, senza mai venir meno rispetto al carattere. La personalità del Coevo è Un cambiamento nato dalla volontà di combinare finezza (Chianti Classico) e potenza (Maremma) rimasta pressoché invariata negli anni e nelle vendemmie: in totale nove. Ma se il nome del vino ha un richiamo forte con la contemporaneità, la sua attualità è espressa sin dalla sele zione varietale, come ci racconta Andrea Cecchi: «In origine questa etichetta era composta da Sangiovese, espressione dell’area del Chianti Classico, Merlot dalla Maremma, senza dimenticare il Cabernet Sauvignon e il Petit Verdot. Negli anni, vuoi anche per le condizioni climatiche che si stanno modificando, abbiamo deciso piccoli aggiustamenti, senza che tuttavia l’anima del progetto, e del vino, cambiasse». I ca polavori, l’arte insegna, sono quelli realizzati per sottrazione, non diminuendo mai la forza e l’intensità del messaggio di cui sono portatori, ma semplificandola per renderla invece più potente, manifesta e comprensibile. Per essere più coevo anche nel nuovo millennio, il vino ha dato più forza espressiva ai due vitigni che meglio rappre sentavano le due aree di produzione da cui sono ricavate le uve. «Oggi questa etichetta, che rappresenta il vertice della proposta della nostra famiglia, è composta da Sangiovese, solitamente sempre in leggera prevalenza, in assemblaggio con il Merlot, che invece è raccolto dalle nostre parcelle in Maremma, terroir esplorato enologicamente per la prima volta da mio padre Luigi». Le piante di Sangiovese sono ospitate a 350 metri s.l.m. su suoli molto tipici, geologica
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