SPIRITO di VINO - Gennaio / Febbraio 2025
GIULIO GAMBELLI SI ENTUSIASMAVA ASSAGGIANDONE I FELICI FRUTTI, E RICONOSCEVA UN POTENZIALE QUALITATIVO DI VALORE
mestico incassa complimenti ed elogi a ogni assaggio dei palati esperti. Perfino un «naso» selettivo come quello di Giulio Gambelli manifesta interesse e si sbilancia a ri conoscere nel vino di Santa Mustìola un potenziale qua litativo di sicuro valore. T utta musica per le orecchie di Fabio Cen ni, che a fine anni 80 si guadagna da vivere come ricercatore ma va simulta neamente coltivando la pas sione per il vino, genuina quanto insidiosa, che lascia intravedere un piano B. Av viato alla consuetudine con le vigne già in tenera età dal nonno materno, quell’Ameri go Scaramelli che tra le due guerre aveva stabilito a Mila no un fiorente commercio di vini, non solo toscani, Fabio prosegue nel suo itinerario di formazione, segnato dal le vendemmie nel podere di famiglia, come pure dai cor si di perfezionamento nella degustazione nonché da un iniziatico viaggio in Borgo gna, in compagnia di un mentore d’eccezione come Giacomo Tachis. E si rende presto conto di possedere nelle vigne un ragguardevole patrimonio genetico, che già suo nonno aveva cominciato a selezionare con la collabora zione del professor Bologna, e del quale lui si impegna ad approfondire la ricognizio ne, coadiuvato da uno staff dell’Università di Firenze. Si fa luce così su un sorpren dente campionario di bio diversità, termine che oggi
Personaggi di Spirito
L a provincia di Siena è agricola». Così esplici to e perentorio, Gui do Piovene si addentra «nella Toscana più autoctona e ter rìgena», dopo aver frugato nello scrigno di Siena città. Il suo Viaggio in Italia era cominciato nel maggio del 1953 e sarebbe terminato tre anni e mezzo dopo, ma non è dato sapere quale angolo del lo Stivale stesse perlustrando lo scrittore quel giovedì di inizio estate del 1954, mentre Fabio Cenni veniva al mon do: un uomo che il richiamo della terra deve averlo inteso bello forte, al punto di spin gerlo a riporre nel cassetto la
ta nella campagna di Chiusi attiva dal 1912 e poi rimasta progressivamente ai margi ni dell’economia familiare. Nessuno ci si dedica più a tempo pieno, così com’è ge stita non può che perdere soldi e reclama perciò inve stimenti e ristrutturazioni. In questo senso i segnali in coraggianti non mancano: le uve aziendali vengono corteggiate e acquistate da produttori dei distretti più blasonati e finiscono in vini sempre apprezzati, talvolta anche premiati; l’affidabilità del Sangiovese locale è nota e collaudata e il poco rosso vinificato per il consumo do
laurea in medicina, tanto che oggi si definisce un contadi no, con la noncuranza e qua si il candore di una persona serena, a cui senti di credere, di cui ti puoi fidare. Certo, la scelta di Fabio non fa più notizia, oggi che rein ventarsi un batticuore nel vino, anziché ossidarsi lenta mente nella routine di una qualsiasi professione non abbastanza gratificante, è di ventata un’opzione appetibi le per molti giovani aspiranti vignaioli, provenienti dai più diversi impieghi. Ma convie ne comunque partire da qui per fare luce sulla vicenda di Colle Santa Mustìola, la tenu
In alto, i vigneti crescono nel Colle di Santa Mustìola e si affacciano sui «chiari», gli specchi d’acqua dei laghi di Chiusi, Montepulciano e Trasimeno, in uno scenario incantevole dove prospettano 28 cloni di Sangiovese, selezionati con l’Università di Siena. A fianco, dall’alto, Fabio Cenni in cantina, una tomba etrusca oggi adibita al riposo dei vini in botte e barrique; la cantina si sviluppa lungo cunicoli naturali ricavati in una grotta di tufo, uno scenario affascinante essenziale all’affinamento del vino.
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