Investire - Febbraio 2024
EDITORIALE
AGGIORNAMENTO E CONCORDIA
di Sergio Luciano
S i fa presto a dire “intelligenza”. Ma nella diatriba ormai inderogabile tra tecnofanatici e tecnoscettici sull’im patto dell’intelligenza artificiale – con l’ultima stima del Politecnico di Milano che parla di 3,8 milioni di posti di lavoro “cancellati” solo in Italia – non deve sfuggire che nel mondo degli investimenti le “intelligenze” possono es sere tante. Già, perché all’intelligenza si aggiunge quel fattore che chiamiamo “opinione” e che va oltre i dati per determinare le nostre scelte. Facciamo un esempio? Potrebbero essere mille. Uno per tutti: oggi in Borsa la Ferrari capitalizza 67 miliardi. L’Enel ne capita lizza solo 62. Se si ferma per una settimana la Ferrari (non sia mai, che il signore ci conservi una delle aziende italiane più belle e prestigiose di sempre!), piangiucchieranno qualche decina di migliaia di ricchissimi signori in giro per il mondo ma non suc cederà niente di davvero nocivo per il sistema. Pensate cosa accadrebbe se si fermasse per una settimana l’Enel: anzi no, meglio che non ci pensiamo . Ma allora le scelte degli investitori di mezzo mondo che oggi valutano di più la Ferrari dell’Enel sono intelligenti o no? Sono naturali o artificiali? Sono scelte di mercato, dove l’opinione, il gusto, la previsione emozionale pesano più di qualsiasi algoritmo. Altro esempio: avreste mai detto che dopo aver ottenuto la sospirata (e discutibile!) autorizzazione della Sec alla quota zione degli Etf sui Bitcoin a Wall Street, la criptovaluta più ce lebre del mondo anzichè andar bene in Borsa perdesse valo re? Eppure è andata così. La conclusione di questi ragionamenti è che il “fattore umano” è e resterà centrale nelle professioni del risparmio. Perché gli elementi intangibili, nella scelta dell’investi mento, quelli non “numerici”, al momento sembrano destinati a restare chissà per quanto prerogativa dell’essere umano: sia che gestisca i soldi altrui, sia che suggerisca ai risparmiatori come collocare al meglio i propri. È chiaro che però la sfida si compli ca, per gli umani che si applichino a questi territori, già da anni “invasi” dall’intelligenza artificiale e oggi più che mai. Intanto,
gestori e consulenti devono essere ormai esperti nell’uso delle piattaforme digitali come i piloti di Formula 1 della guida: non vuol dire che Lewis Hamilton (a proposito: ben arrivato in Ferrari!) debba essere anche un bravo meccanico, ma certo deve avere una bravura mostruosa nel gestire i comandi. E poi devono stu diare, studiare e studiare: ce la possono fare, ce la possiamo fare, comprendendo che l’accelerazione del cambiamento ci richiede uno zelo, un fervore nell’aggiornamento che chi ha i capelli grigi non ricorda di aver mai dovuto esprimere. Fronteggiare quest’o verdose di aggiornamento è un imperativo categorico. E uno sfor zo in più lo richiederebbe, da parte di tutti noi. Inoltre: abbiamo e avremo tanto da fare, è il momento di evitare i problemi inutili, quelli inevitabili sono già molti. Per esempio, ridurre i dissidi interni alle professioni – per carità, comprensibili e spesso anche fondati – al minimo sindacale possibile: vale per i grandi competitor dell’asset management come per i consulenti finanziari. Quando lo stress aumenta, un po’ di pacifismo in più aiuta. Nel frattempo, l’industria del risparmio si ingegna a proporre for mule sempre più vicine alle esigenze reali dei clienti, per non per derne l’attenzione, la stima e in definitiva… i favori. In questo senso va la nuova primavera del wealth management, oggetto della no stra coverstory, da molto tempo l’Eldorado delle professioni finan ziarie e oggi – almeno stando agli enunciati dei big – un Eldorado XXL, dove potrebbero presto convergere molti più clienti di ieri. E una ragione c’è, da non trascurare quando si parla di intel ligenza artificiale come antagonista di quella naturale. La rela zione col risparmiatore deve arricchirsi di contenuti di servizio molto consistenti oltre quello “basale” di far rendere il denaro. Già perchè una certa standardizzazione dei rendimenti c’è stata, e spiega il boom delle gestioni passive, e non potrà che accre scersi col moltiplicarsi dei sistemi intelligenti. Ma niente sosti tuirà sia l’empatia della relazione umana tra il gestore e/o il consulente e l’investitore . E soprattutto l’abilità dell’industria di “tenersi il cliente” si misurerà anche nella capacità di offrire ser vizi aggiuntivi concreti, apprezzabili, confortevoli. La sfida non è banale. Vinca il migliore, anzi i migliori.
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febbraio 2024
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